Uomini e topi – di John Steinbeck

Buongiorno miei cari lettori, come già molti di voi già sanno quest’anno ho deciso di intraprendere con chi fosse interessato al genere, un Gruppo Di Lettura (GDL) dedicato alla letteratura western.

Se mi chiedete il perché di questo progetto ammetterò che, essendo un genere che da sempre mi affascinata ed incuriosisce ma verso cui ho sempre avuto un ansioso timore nell’addentrarmici, ho deciso però, finalmente e convintamente, di dare forma a questo viaggio affiancata dalla cordiale compagnia del mio piccolo angolo di mondo, di cui voi lettori siete carissimamente parte integrante.

#UnaRecensionealVolo

Il GDL dal titolo “Letture In Sella” è iniziato nel mese di febbraio con le pagine di un titolo molto conosciuto, super apprezzato ma al tempo stesso frequentemente molto temuto: “Uomini e Topi” di John Steinbeck.

“Uomini e Topi” incarna una sinossi immersa nelle braccia rurali di un amore fraterno e nella dura sorte di un’America penosa e barbarica, a tratti giovane e coinvolta fin dall’inizio in pregiudizi grezzi a fronte di un Paese che, nella sua asprezza, ha coscienziosamente disperso nell’aria la crudeltà della propria innocente incoltezza.

George Milton e Lennie Small, i due protagonisti di questa flebile storia lontana dai nostri tempi, incarnano la rappresentanza di una forte allegoria composta da asimmetria tra gli individui, nel pensiero e nel corpo, dall’inadeguatezza tra uomini incapaci di esprimere liberamente la propria umanità, con l’obiettivo vitale di adattarsi alle conformità della vita, alla sua ipocrisia e alle sue grandi disillusioni.

Steinbeck, attraverso la limpidezza del suo linguaggio e quella sua sincera espressione letteraria di abbandonare ogni cornice incombente, manifesta la forza e la virilità anche dell’innocenza, della delicatezza, della gentilezza e dell’inconsapevolezza di attimi e circostanze molto più grandi dell’uomo stesso, sopraffatto dalla vita e dalla sua momentanea felicità.

Questo titolo si presta ad essere una storia composta da un dramma celato da chiarezza illusoria, da silenzi, da sguardi, ipocrisia, crudeltà, vittimismo e carneficina. E’ tutto parte del gioco, manifestazione di un romanzo di lotta, con se stessi e contro gli altri. Il tema della solitudine e dell’abbandono verso essa lascia in pasto alle iene della vita il sogno di un cielo azzurro, libero dalla tirannia del populismo in un territorio rude come quello dell’America western e in un’epoca fin troppo acerba per individuare già altrove un mondo migliore e tutto ciò evidenziato come uno dei temi centrali nella maggior parte delle opere di Steinbeck.

Ho trovato in questa lettura un titolo capace di dare tanto, nella sua brevità, nel suo silenzio e nella limpida scrittura dell’autore. Un mondo, quello di George e Lennie, in cui non si teme di perdere qualcosa o qualcuno, piuttosto nasce il timore di perdere se stessi, la propria storia, le proprie convinzioni tra quelle critiche, obiezioni e pregiudizi fin troppo reali, per fare spazio ad una meta, di cui tutti conoscono l’esistenza ma che non potrà mai essere raggiunta, piuttosto si è pronti ad abbandonarsi, lieti e sollevati, nelle braccia del sognare che, nonostante l’amarezza, una speranza possa sempre esistere.

La Coffeer_