Buongiorno miei cari coffees, miei cari lettori!
Inoltrati tra i petali di fiore e pronti ad immergerci sempre più verso un’aria fresca e primaverile, verso un’estate fatta di sabbia, sole e passeggiate tra arte e letteratura che oggi, ho deciso di portare al vostro interesse un titolo di un autore per me ritenuto una garanzia all’interno della vasta letteratura nipponica ovvero “Norwegian Wood” di Haruki Murakami (ad oggi edito Einaudi, pubblicato in Giappone nel 1987 e in Italia nel 2006).
Norwegian Wood si dimostra essere, più che adeguatamente, un romanzo al passo con il mutamento interiore della fase dall’adolescenza all’età adulta, sul conflitto dell’ ”essere io” in un mondo che a prima vista sembra non appartenerci, un mondo di altri, di folle e di realtà lontane dalla propria, come da quella appunto del ragazzo protagonista Toru che si trova a narrare, sotto forma di un ricordo, il desiderio irrefrenabile di voler essere se stessi pur dovendo, tra obbligo e necessità, partecipare alla costruzione di ciò che diventerà l’ingresso alla vita adulta.
Similmente al Giovane Holden e personalmente la versione orientale di gran lunga preferita a quella americana, si mostra l’insorgere, in un animo giovane e impreparato, delle responsabilità che molte delle fasi della vita portano con sé, di dubbi, insicurezze, paure sull’instabilità dell’incerto, l’allontanamento dalla conformità dei programmi e della quotidianità dell’adolescenza poggiata delicatamente sulle proprie spalle. Ma è anche grazie a quei tratti che, con incosciente presunzione, ci si decide ad inoltrarsi lungo il proprio cammino, con un testardo e orgoglioso senso della morale e l’insostenibile e impulsivo rifiuto per tutto ciò che si dimostra ipocrisia ed artificio, verso un sentiero più adatto a sé e verso un futuro che prima non sembrava appartenerci. Ed è anche in questa confusione che verso la vita e anche un po’ verso il mondo che “Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.”
Inquietudini, incertezze, sentimenti, emozioni dall’adolescenza alla vita adulta si fanno ombra e poi luce, l’amore che nasce e finisce, un amore platonico che ci cambia, l’amicizia, il senso di responsabilità e i sani principi, una sensibilità che ci rende umani migliori di ciò che il mondo ci avrebbe potuti rendere, un altruismo che necessita di coesistere come l’amore verso noi stessi.
Tra le righe di questo romanzo emerge la malinconia, la nostalgia e a tratti anche l’inquietudine di aver perso e di stare perdendo qualcosa che nessuno ci ridarà più, come il potere dei ricordi che, contro ogni nostro desiderio ed illusione, a tratti ci abbandonano come un fruscio di foglie che tra i sentieri di un bosco non si è più capaci di riconoscere ma è qui il potere del romanzo: è tra i versi in prosa che si sente il tempo scorrere nelle vene ed è lì che si riconoscono ancora i frammenti dei ricordi più vivi.
Un’esistenza che come una trottola gira sotto un’energia inspiegabile a primo sguardo ma che poi si dimostra essere il desiderio e la scelta di non demordere mai. Un viaggio immenso e necessariamente parte di un progetto tanto grande quanto la nostra esistenza e che, inconsciamente, abbiamo fatto nostro come una pellicola di un film su misura per noi senza poter essere fermato e che, scorrendo dall’inizio alla fine, vede ripercorrersi in modo nostalgico e a tratti incerto, seppur caotico ma necessario, un moto fatto di attese, destinazioni, speranze, illusioni, destini e fili rossi legati indissolubilmente tra loro.
I ricordi che, come un gioco di scacchi, si muovono e si cimentano ad incidere sulla nostra anima forme e consistenze indispensabili per dichiararsi vivi in ciò che si è, a qualunque costo e per qualunque sacrificio: nel crescere, nelle scelte che ogni giorno si sceglie di prendere, nelle speranze riposte nel mondo che ci circonda e nella fede rivolta a noi stessi.
E’ nel mezzo dei ricordi che, riaffiorando costantemente nella mente di Toru, riemerge il ripetersi di fasi di vita sovrapponibili ma che assumono, non solo dentro di lui, forme diverse verso concepimenti esistenziali adeguati all’inesorabile avanzare di un tempo che non tornerà più: l’addio alle persone più care, un amore non corrisposto, l’amore irrefrenabile per la speranza e la fiducia nell’adeguarsi all’efferatezza inconsapevole del tempo, un’amicizia preziosa tanto da diventarne anche per questo fragile ed un bacio destinato a donare un motivo per essere vita, carne e presente.
Tra il flusso della vita e di una giovinezza diretta verso chi siamo oggi che ci si lascia giorno dopo giorno alle spalle un sguardo diverso, una mente più adulta e ragionevole, sentimenti irrefrenabili ma giudiziosi, con l’insorgere coraggiosamente della quotidianità di un presente che, con presunzione, non aspetta nessuno e che per questo disarma, crea, allude, illude e disfa nell’amore, nella speranza e nelle promesse che si fanno preziose e fragili davanti ai nostri occhi e che, come bolle di sapone in una giornata di primavera, sanno dell’arrivo di un’estate che come tutto il resto, non tornerà più.
La Coffeer #