Una boccata d’aria – di George Orwell

#UnaRecensionealVolo

Buonasera miei cari lettori, un nuovo anno ricco di letture ed imprevedibili recensioni vi aspettano. Dunque, senza alcuna esitazione, perché non iniziare fin da subito?

Corriamo a recensire il primo grande titolo di quest’anno!

Oggi sarà trattata una lettura dal titolo molto amato anche dal suo stesso autore e ritenuto, da quest’ultimo, uno dei suoi lavori meglio riusciti. Stiamo parlando di uno dei miei autori preferiti, tanto apprezzato e stimato per la sua rigorosa veridicità e profonda capacità di analisi storica: George Orwell con il suo libro dal titolo “Una boccata d’aria”.

Questo scritto si presta ad essere un’opera orwelliana ricamata da un intreccio di infiniti generi: dallo storico al distopico, dal flusso di coscienza alla narrativa, dal realismo alla fantasia, dall’etica alla morale. Insomma, l’autore non lascia in sospeso nulla, percorre le infinite trame di vita e di passati che si intrecciano per uniformarsi e tessere i tappeti di un presente che non sceglie voracemente di separarsi dal passato, piuttosto dalla loro tormentosa fusione convoglia l’umanità verso un futuro sempre più oscuro ed incerto.

George Orwell decide di disegnare le fila di un flusso di coscienza, molto limitrofo al mondo del “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo e attraverso cui, in queste forme, si manifesta una recidiva strada tortuosa simile ad un percorso di redenzione sociale, politica, etica ed interiore, sulle orme di un passato che non vuole sfuggire dall’uomo ma piuttosto ne presenta tutte le più malinconiche e onnipresenti conseguenze.

Attraverso l’animo tormentato dell’uomo di questo racconto, perennemente insoddisfatto del presente nonostante tutto ciò che lo circondi sarebbe disposto a giurare il contrario, il protagonista, George Bowling, conferisce una forma concreta ed a tratti onirica della pericolosità nell’avvicinarsi di un’ombra cupa sui cieli futuri legata all’ombreggiare del male umano, deformato e metamorfizzato nelle immagini orrorifiche della Seconda Guerra Mondiale.

E’ complesso parlare di questo libro, come lo sarebbe per ogni libro di George Orwell, ma è ineccepibile la necessità di ricordare come l’impatto dei suoi scritti, volti a fronteggiare la negazione verso la censura, la necessità indiscussa della libertà di espressione, le aspirazioni illusorie ma necessarie per mantenere in vita l’animo umano, non debbano mai essere negate.

L’inno alla vita è lasciare alla libertà, volta al rispetto del proprio futuro e verso quello degli altri, la precedenza su ogni altro dovere verso la salvaguardia di ogni diritto umano, civile ed esistenziale.

L’uomo nasce e deforma la sua vita, è nella natura delle cose. Ogni uomo è unico, ogni esistenza è unica, ma la Storia unisce tutti e deve farlo a tutti i costi anche per tutelare la stessa natura umana e le esistenze legate al nostro mondo e alla nostra Storia.

Quello di Orwell resta un invito, un invito convinto ed incisivo, a volte anche crudele ma necessario, necessario per noi, per proteggere il nostro passato e camminare nel presente con la consapevolezza di non aver avuto in alcun modo la possibilità malefica di stravolgere il futuro.

Un titolo che ci ricorda un Orwell profondo e tormentato e di come, inconsciamente, ne sentivamo il bisogno.

La Coffeer_