Tra la realtà e il sogno: la mistificazione dell’inconscio

Bentornati Lettori! Introduciamo questa nuova rubrica per far convergere all’ accogliente prospettiva della lettura delle pagine di un buon libro, le intriganti ed emotive trame di un buon film.

La nuova rubrica di #uncoffeealcinema ci racconta quest’oggi di un lavoro coinvolgente, coerente ed uniforme alle complessità che l’animo umano ci propone ogni giorno, fino a concederci un ottimo viaggio all’insegna della consapevolezza e delle profondità dell’abissale del sub-conscio.

Il film si intitola “Inception”- con la regia di Christopher Nolan

[Genere Azione (2010) , ambientazione: USA, Gran Bretagna, durata 142 minuti]

Una combinazione perfetta di matrioske in tema di sogni e realtà.

La sua uscita al cinema nel 2010 fu un successo con incassi pari a 10,7 milioni di euro, considerandone esclusivamente le proiezioni in Italia.

TRAMA

“Dom Cobb (Leonardo DiCaprio) è un abile ladro, il migliore in assoluto nella pericolosa arte dell’estrazione, cioè il furto di importanti segreti dal profondo del subconscio durante lo stato onirico, quando la mente è maggiormente vulnerabile. La rara abilità di Cobb ne ha fatto una figura molto ricercata nell’ambiente del nuovo spionaggio industriale, ma lo ha reso anche un fuggiasco e gli è costato tutto ciò che abbia mai amato. Ora a Cobb è stata offerta l’occasione per redimersi. Un ultimo lavoro potrebbe restituirgli la sua vita, se solo saprà ottenere l’impossibile – “Inception”. Invece del furto perfetto, Cobb e la sua squadra di specialisti dovranno riuscire nell’opposto: il loro compito non sarà rubare un’idea ma impiantarne una. Se avranno successo, potrebbe essere il colpo perfetto. Ma la pianificazione rigorosa e l’esperienza non possono preparare la squadra al pericoloso nemico che sembra prevedere ogni loro mossa. Un nemico che solo Cobb avrebbe potuto aspettarsi.”

[fonte- Film.it]

L’originalità di questo strabiliante film risiede proprio nella sua stessa capacità di invertire i punti di vista, di rendere vaga anche l’idea sostanziale della realtà. Cosa c’è di più temibile del perdere di vista il punto fermo di ciò che abbiamo davanti? Quale diventa il nostro unico appiglio per rimanere coscienti e razionali davanti a ciò che può apparire reale, ma allo stesso tempo essere parte del suo stesso riflesso senza filtri?

Dom Cobb, il protagonista, si ritroverà immerso non solo nell’instabilità del mondo e delle vicende che intendono susseguirsi incessantemente l’una dopo l’altra, ma soprattutto nei meandri della complessità del suo mondo interiore, tra gli abissi dei suoi tormenti e le discrepanze invisibili che si intermediano tra la realtà e il mondo onirico.

Vivere, progettare e architettare un’intromissione inconscia nei sogni altrui così da captarne i segreti più oscuri, seppelliti da tempo nell’interiorità del sognatore, o addirittura introdurne delle convinzioni dall’esterno, diventa esso stesso lo scopo della squadra dei “ladri delle menti”.

Inception è il mix giusto tra film d’azione e spionaggio con tratti di tecnologia ultra-visionaria ed il resto disperso nei segni di un incessante thriller-psicologico.

La ricchezza di un incastro perfetto, tra la complessità di mondi onirici divisi per livelli, dei sogni nei sogni, diviene una confusione che non confonde esclusivamente il personaggio, come apparentemente potrebbe invece sembrare. Convergere fino alla mente dello spettatore, entrare nelle sue fragilità emotive, affrontare la “sensibilità dell’apparenza” e del “non è tutto come sembra”, pone le radici per un sublime dubbio che convergerà all’incertezza finale comportando in colui che osserva, una necessità quasi fine a se stessa di una sola Verità come semplice appiglio, rimanendone comunque senza trovare mai una risposta certa e fortemente ostinata.

Allora è così che Cobb e i suoi soci non porranno alcun orizzonte limitante nel progettare in condizioni fortemente realistiche e mistificanti, una visione di alchimia tra veglia e sogno, fornendo un mondo in cui intere vite siano in grado di integrarsi in spazi creati su misura per ognuno. Non solo, creare dal nulla idee tenaci e convincenti tanto che, una volta svegli, siano in grado di influenzare il presente tanto da mutarne la direzione in corsa.

La difficoltà risiede nell’aprirsi ad un mondo fatto di incertezze tenaci, ad un mondo visionario ma allo stesso tempo disperso tra funzioni concettuali e preconcetti , i quali restano radicati nel profondo dell’animo umano dal primo all’ultimo orizzonte.

L’appiglio, il “gancio” che ci mantiene con i piedi per terra resta la Trottola, il protagonista del film, colui che non si disperde mai tra la realtà e il sogno, l’oggetto che nonostante tutto resta sé stesso, senza dover rendere a qualcuno della sua dinamicità onirica o reale.

La realtà è dove esso persiste. Ridefinire il concetto di realtà onirica o realtà effettiva, resta una tema del tutto relativo; cogliere fino alla fine la separazione dei due abissi resta lontano dal tema conclusivo del film.

Cercare di dare risposta a questo dinamismo, cercare di trovare un punto fermo non sarà mai la risposta giusta. Perché è nel fatto stesso di cercare una risposta, la realtà della Trottola.

La Coffeer