L’assemblea degli animali – Filelfo

#UnaRecensionealVolo

Buongiorno miei lettori, o #coffees! Che possa essere questa giornata il dì perfetto per un caloroso coffee al volo!

Prima di introdurvi questa nuova recensione vorrei raccontarvi di essermi affidata, per l’acquisto della lettura “ L’assemblea degli animali”, alle parole di un commento presente su una piccola striscia che abbracciava il libro mentre questo era riposto tra gli scaffali dell’amata libreria.

La striscia riportava questo pensiero del giornalista Michele Serra che nel commentare la lettura del libro in questione ammetteva:

«Ho il sospetto che questo libro sia un capolavoro, lo dico da lettore ammirato, e con tutta l’ingenuità del caso. Per la sua scrittura al tempo stesso sontuosa e netta, ovviamente, ma anche per il suo presupposto, che è preciso, implacabile, sonante: il peccato originale dell’uomo non è la conoscenza, è la dimenticanza».

Ora è comprensibile la mia curiosità fin sopra le stelle?

La trama, non è una vera e propria sinossi, è un racconto, una favola del nostro tempo che parla e narra del peso che l’anima umana porge alla Terra, un peccato crudelmente consapevole, in un luogo che è solo presente, con un passato tormentato e un futuro non così prospero di come lo si immagina.

Filelfo, l’autore di questa “favola selvaggia”, ci pone o meglio, ci in-pone davanti agli occhi un tratto che ci diversifica fortemente dagli animali, un carattere, un ricordo di un tempo che abbiamo dimenticato perché non più appartenente a noi.

Abbiamo scelto di essere umani, di vivere come tali ma di perdere la nostra umanità; abbiamo scelto di dimenticare il luogo da cui siamo venuti, di perderci nella nostra solitudine, desiderando con imponente egocentrismo di scacciare dal nostro mondo di “anima e consapevolezza di sé” la nostra Madre Natura, colei che nel dolore, nel rimpianto e nella solitudine ci ha donato libero arbitrio nella scelta tra l’essere soli e dimenticare, o vivere tra gli altri nostri “compagni di natura” e scegliere di ricordare la nostra storia, la nostra origine e il nostro luogo di pace d’esistere.

Le conseguenze, con grande irresponsabilità, le conosciamo e le stiamo tutt’oggi sperimentando. Gli animali hanno scelto per noi, hanno scelto di ricordarci ciò che abbiamo dimenticato, ma per ritrovare il “pensiero abbandonato” da molti secoli, abbiamo dovuto e dovremo ancora capire la necessità delle circostanze e le loro cause, la durezza ma l’essenzialità della solitudine e come, anche attraverso il semplice sedersi e riflettere, si possa ritrovare il luogo da cui tutto ha avuto origine, quel giardino tanto agognato, condannato dal peccato ma che, se attraversato con il giusto spirito di osservazione e leggerezza nell’anima, potremo un giorno ritrovare.


Buona ricerca ed intanto… buon coffee al volo!

La Coffeer_