Circe – di Madeline Miller

#UnaRecensionealVolo

Cari lettori, per oggi un nuovo articolo significa una nuova #recensionealvolo. Il libro che tratteremo in questo articolo è un libro che per la sua profondità, per la sua accortezza e per la sua vivida passione verso la vita e la mitologia è entrato a far parte, pagina dopo pagina, delle mie letture più affini.

Il titolo in questione è Circe, creato per mano di Madeline Miller, un’opera dalle mille sfaccettature, dalle mille sfumature immerse tra oscurità dell’anima e la divina mitologia, in altalenanti ombreggiature di abissi infernali, mostri, creature senza forma e nessuna pietà verso il buio dell’interiorità.

Opera: Circe (2018)

Chi è l’autore? Madeline Miller è nata a Boston, negli Stati Uniti, nel 1978. E’ una scrittrice, vincitrice con La Canzone di Achille del premio Orange Price. Autrice di Circe, La Canzone di Achille e del prossimo suo lavoro in uscita ad ottobre in Italia, Galatea.

La protagonista di questa lettura è Circe, maga dell’isola di Eea, figlia di Elios e Perseide, donna tormentata e fragile, immortale e timorosa della mutevolezza umana. Assume nel corso della storia, con fortezza e caparbietà, le sembianze di una donna valorosa, energica e orgogliosa delle proprie insicurezze.

Attraverso Circe troviamo una nuova interpretazione della fragilità umana, un tratto che accumuna gli uomini alle divinità, una visione in cui le debolezze e le emozioni di ogni attimo di vita si mostrano anche oltre il velo dell’immortalità.

La voce di Circe ci parla dell’immortalità e dei tormenti di un’esistenza divina e come essi possano condannare ad una poco perspicace “morte eterna”, una morte interiore senza fine e neppure orizzonte, in cui la nave delle emozioni ha un condottiero senza volto, l’abisso interiore.

“Sapevo di non aver alcun diritto di rivendicarlo. Ma in un’esistenza solitaria, sono rari i momenti in cui un’altra anima si fonde con la tua, così come le stelle sfiorano la terra una volta all’anno. Una tale costellazione era stato lui per me.”

Ci si inoltra in una donna combattente e solitaria partendo dalla necessità di osservare la mortalità degli uomini, valorosi ma distrutti nell’anima, come guerrieri e tormentati da incubi interminabili, tra viaggi e delusioni, malinconiche visioni di una terra ormai lontana dalla propria destinazione, compagnie inadeguate e laghi di riflessa solitudine tra simili.

L’amore come cura, l’amicizia come speranza e il proprio “riflesso” in una vita che non apparteneva già più a sé, come salvezza. La calma ed il silenzio divengono un’inquietante grido d’esilio da una vita che non era forse mai stata una vera parte integrante della propria storia.

“Lassù le costellazioni ruotano e tramontano. La mia natura divina sfolgora in me come gli ultimi raggi di sole prima di tuffarsi in mare. Un tempo pensavo che gli dei fossero opposti alla morte, ma adesso vedo che sono più morti che altro, poiché sono immutabili, e non possono trattenere nulla nelle mani. Per tutta la vita mi sono spinta avanti, e adesso eccomi qui.”

Il mare diviene l’àncora di salvezza, la mutabilità della vita, la fragile meraviglia di un orizzonte vitale che non assume l’ombra della fine piuttosto l’origine di un mondo tutto da scoprire. La scoperta di sé attraverso i personaggi che Circe accoglie nella sua sicura e protettiva dimora, divengono il punto di svolta della sua maturazione e della sua stessa consapevolezza. Circe teme, restandone pur sempre affascinata, la forza del multiforme aspetto di ciò che pensava non le sarebbe mai potuto appartenere: emozioni di amore coronato da gratitudine e stima, passione, protezione contro il timore di abbandonare persone che, con il trascorrere del tempo, divengono parte costitutiva della sua vita.

Circe affronta diverse fragilità che nel corso della storia trovano il loro esatto posto nella sua vita; una metamorfosi coscienziosa prende forma dentro e intorno a lei, ne costituisce nuove sembianze, nuove speranze e nuovi sogni, proprio per mezzo di quelle docili ma sovversive fragilità che un giorno furono fiamme ardenti sulla sua pelle ed ora sono rese pietre preziose con cui viaggiare con fierezza fino al confine della sua esile immortalità.


La Coffeer_