A sud del confine, a ovest del sole – di Haruki Murakami

Buongiorno cari lettori, cari coffees!

Una nuova settimana significa una nuova lettura da inserire nella rubrica di #unarecensionealvolo! Questa volta torna in voga, tra i miei consigli librosi, uno dei miei autori preferiti che ormai sapete far parte, in maniera favorita, della mia libreria: un nuovo titolo murakamiano.

Murakami è amato o odiato, super apprezzato o incompreso, realista o surrealista, saggista contemporaneo o saggista del jazz, intimo e profondo o carnale e crudele, insomma Murakami è Murakami ed io sono lieta di far parte del suo mondo grazie ai suoi meravigliosi titoli.

Oggi vi parlerò dunque di una lettura che mi ha colpito per un realismo umano ed emotivo, unico nella sua sensibilità. Non ho ancora avuto modo di leggere Norwegian Wood, conosciuto come uno dei suoi titoli realistici più amati, ma ho deciso di dedicarmi nelle scorse giornate ad una lettura altrettanto profonda ma anche altrettanto straziante e malinconica: A sud del confine, a ovest del sole.

Una lettura delicata, realistica e toccante. Tra il “vedo ma non credo”, i mille “forse” e i mille dubbi umanamente comprensibili, la realtà stessa del proprio passato viene messa interamente in discussione. Il tratto murakamiano più riconoscibile e più apprezzato è stato, da parte mia, la profonda umanità e i lunghi intervalli di silenzio monotono sorto tra i dialoghi dei personaggi, capaci di raccontare più di mille superficiali parole riguardo una vita fatta unicamente di ricordi volatili, speranze sfumate e tanta, fin troppa, malinconia.

“Mi sedetti accanto al suo sgabello e chiusi gli occhi. A poco a poco, l’eco della musica cominciò a svanire e rimasi solo. In quella vellutata oscurità, la pioggia continua a cadere silenziosa.”

C’è una donna, un’ombra ingestibile ed incompresa, una fuggitiva dalla vita; il timore dell’amore per la vita corrode l’anima ed è questo quello che accade anche a quell’amore tanto sofferto e tanto sacrificato ed allontanato ancor di più da quell’impurità di un coraggioso viaggio sfumato tra i dolori della perdita di un figlio tra le sue ceneri dolorose, fredde e fugaci.

E poi c’è un uomo, incapace di riconoscersi fino alla fine, nonostante i meandri e le immagini di una famiglia felice, compiuta e libera. La felicità che però non prende il posto di un passato doloroso, sacrificale e nostalgico e che, insieme al dolore di un rimpianto, racconta dell’incertezza della realtà e del presente.

Murakami ancora una volta è capace, attraverso la sua narrazione poetica, intima e netta, di raccontare le complessità dell’animo umano tra le sue paure, le sue scelte e le sue mille possibilità, condotte verso un destino però compiuto e necessario per il trascorrere del tempo, il più cauto finanziere della vita.

“Quando guardavo la pioggia, senza pensare a nulla, avevo l’impressione che il mio corpo si sciogliesse e che il mondo reale si allontanasse da me. Sentivo che la pioggia aveva un particolare potere sulle persone, direi quasi ipnotico.”

La Coffeer #